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La Berlino che non c'è

La storia movimentata della capitale è ancora ben visibile nel paesaggio urbano: infatti, nessuna città è stata segnata dal passato come Berlino. Camminando per la città, è inevitabile notare crepe e piccoli fori sui muri degli edifici: sono effettivamente i segni dei proiettili della Seconda guerra mondiale che, in alcuni luoghi, come ad esempio sulla Colonna della Vittoria, sono stati volutamente preservati come testimonianza e memoria.

Ma cos'è successo?

Alla fine della Seconda guerra mondiale, le potenze alleate conclusero l'accordo di Potsdam dividendo la Germania, sconfitta, in quattro zone. Berlino venne ulteriormente divisa in due zone: una, ad est, un regime comunista con la Repubblica Democratica controllato dall'Unione Sovietica; ad ovest, invece, francesi, statunitensi e britannici formarono una exclave con la Repubblica Federale.

I sovietici spingevano per un risarcimento da parte della Germania ovest, benché non fosse stato concordato. Così il presidente Truman lo rifiutò ed introdusse il marco tedesco al posto della valuta d'occupazione nei settori occidentali della Germania, riunificati sotto il governo statunitense dopo che Francia e Regno Unito si ritirarono. Questa era una misura di pressione su Stalin per far finire l’occupazione e riunificare la Germania. I sovietici, però, obiettarono sostenendo di volere una Germania smilitarizzata in quanto negli ultimi trent'anni erano stati invasi da loro due volte, prima di poter parlare di riunificazione. Così, Stalin trasformò nel 1949 la zona d'occupazione sovietica della Germania in uno stato indipendente ma egemonizzato dall'URSS, la Repubblica Democratica tedesca, nonostante fosse riluttante riguardo alla riunificazione della Germania, per poter governare su tutto lo stato tedesco. I sovietici, quindi volevano che gli occidentali, che occupavano la Berlino ovest, nella zona di occupazione sovietica, se ne andassero per poterne avere il controllo.

Così, iniziò un conflitto che portò alla divisione in due stati della Germania. Nel 1949 nacquero, da un unico paese dove si parlava la stessa lingua, due Stati diversi e nemici: a est la Repubblica Democratica, un regime comunista controllato dall’Unione Sovietica; a ovest la Repubblica Federale, un paese Democratico alleato delle potenze occidentali.

Nel 1961 le autorità della Germania dell’Est costruirono in mezzo alla città un Muro che, per ventotto anni, fino al 1989, contrappose due modelli di vita completamente opposti: una città vivace, libera e consumista a ovest, una città tetra e oppressa a est.

i luoghi

Il Museo degli Alleati mostra la fragilità della collaborazione reciproca dalla fine della guerra fino alla riunificazione tedesca, grazie a oggetti militari, armi, apparecchi tecnici, scudi e modelli, oggetti quotidiani, carte e cartelloni, documenti, foto, nastri e video. Lo spazio aperto tra i due edifici presenta i grandi oggetti straordinari del museo: per esempio, un velivolo del tipo "Hastings", impiegato dalla Royal Air France durante il ponte aereo; dietro si trova il vagone ristorante del treno militare francese. Nel museo, infine, il visitatore, può anche ammirare la torre di controllo famosa in tutto il mondo del Checkpoint Charlie. L'insieme dei grandi oggetti viene completato da un "pezzo" del Muro di Berlino e da una torre di vedetta, i simboli del confine dei settori dalla parte della RDT scrupolosamente sorvegliato a livello militare.

La sede del Museo degli alleati è autenticamente storica; nell'ala oggi adibita a spazio espositivo, si trovavano il cinema e la biblioteca delle truppe americane. Dietro a questo edificio è ancora oggi visibile il più grande villaggio residenziale per i soldati americani e le loro famiglie che si trovasse a Berlino. Di fronte, invece, avevano sede il governo militare statunitense e il comando supremo della Brigata Berlino.

Nell’Alliiertenmuseum si può vedere un pezzo originale del famoso Tunnel delle spie: Tunnel da cui la CIA americana e il SIS britannico intercettarono fra il 1955 e il 1956 oltre 440 mila comunicazioni segrete dell’Unione Sovietica e che faceva parte dell’Operation Gold.

facciata del Museo degli alleati

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Facciata del museo degli Alleati di Berlino: Gerd Eichmann, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Colonna della Vittoria

La Colonna della Vittoria, in tedesco Siegessaule, fu progettata nel 1864 da Heinrich Strack, ma fu realizzata soltanto nel 1873.

Inizialmente la colonna era posizionata nei pressi del Reichstag, il Palazzo del Parlamento tedesco, ma nel 1939, durante l’epoca del nazismo, venne imposto il suo spostamento dove la troviamo ancora oggi: nella rotonda di Grosser Stern, all’interno del parco Tiergarten, così da essere visibile anche dalla porta di Brandeburgo, simbolo del regime nazista.

In cima alla colonna è stata posizionata una statua in bronzo realizzata da Friedrich Drake, alta circa 8 metri e mezzo e pesante circa 35 tonnellate. L’opera ha un alto valore simbolico in quanto rappresenta la vittoria alata, ovvero la dea romana della vittoria. La dea si presenta con una corona d’alloro tra le mani innalzata verso il cielo, sul capo porta un elmo con un’aquila e con in mano uno scudo militare con la croce di ferro.

I modelli imposti erano infatti quelli classici che incarnavano l'ideale estetico nazista.

Entrando all'interno della struttura si raggiunge una piattaforma panoramica, alta circa 48 metri, dalla quale è possibile ammirare gran parte della città.

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Colonna della Vittoria: gentile concessione di Beatrice Arena

L'imperatore Guglielmo II ordinò la costruzione della chiesa in onore di Guglielmo I, portata a compimento nel 1895. Questa faceva parte di un programma, ideato dal Kaiser, di costruzione di chiese protestanti per tentare di evitare l'inizio di movimenti operai attraverso il ritorno dei valori tradizionali religiosi. L'edificio venne costruito in stile neoromanico dal progetto di Franz Schwechten, ispirato dalle chiese romaniche della Valle del Reno, ad esempio il Duomo di Bonn.

La chiesa, però, durante la Seconda Guerra Mondiale venne gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati della battaglia aerea di Berlino, che la ridussero ad una rovina, soprannominata ad oggi, per questo, dai berlinesi “il dente bucato” insieme alla piazza circostante. Successivamente ricostruita, la chiesa e la piazza, soprattutto, presentano un connubio di elementi architettonici moderni ed antichi.

All'interno della chiesa si trovano inoltre dei mosaici, il più imponente dei quali è quello rappresentante la vita e le opere dell'Imperatore Guglielmo I, oppure il “Mosaico degli Hohenzollern” raffigurante l'Imperatore con la famiglia. Vi si trova anche una figura di Cristo di Hermann Schaper, scampata ai bombardamenti. In particolare, vi sono i simboli della riconciliazione, e quindi della pace, dei tre paesi allora nemici, ovvero una croce costituita dai chiodi ritrovati nelle ceneri delle rovine della cattedrale di Coventry e la Madonna di Stalingrado, realizzata durante la battaglia di Stalingrado. Sempre all'interno della chiesa, nella parte vecchia corrispondente alla base della torre che ne è rimasta come rovina, è stato creato un Memoriale, il “Gedenkhalle”, che funge da museo della chiesa con una mostra di fotografie scattate all'edificio e ai dintorni prima e dopo la guerra.

È il centro simbolico della Berlino ovest. La torre la si riconosce facilmente in Breitscheidplatzn all'inizio del quartiere commerciale che comprende la Tauentzienstrasse e la Ku’damm.

La chiesa, inoltre, appare all’inizio del film “Il cielo sopra Berlino” del 1987 diretto da Wim Wenders e vincitore del premio miglior regia al festival di Cannes. Gli edifici del vecchio e del nuovo campanile appaiono, invece, nel film “La terza generazione” di Rainer Fassbinder, per creare un senso d’angoscia ed inquietudine nello spettatore fin dai titoli di testa, e anche nella saga “James Bond passa per la Kaiser-Wilhem", nel film “Operazione piovra” del 1983 con attore protagonista Roger Moore.

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Gedächtniskirche: gentile concessione di Beatrice Arena