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Due Germanie

La Guerra Fredda è una definizione usata per descrivere il periodo di tensione tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica, insieme alle rispettive alleanze e influenze globali, che si è sviluppato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945 e si è esteso fino alla caduta dell’Unione Sovietica nel 1991. Viene utilizzato il termine "fredda" poiché non vi furono combattimenti diretti: il conflitto si basò, infatti, sulla lotta ideologica, geopolitica ed economica fra le due superpotenze.

La Guerra Fredda è stata innescata dalla divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti: il blocco occidentale, guidato dagli Stati Uniti, e il blocco orientale, guidato dall’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti promuovevano il capitalismo e la democrazia, mentre l’Unione Sovietica sosteneva il comunismo e il socialismo. Queste due ideologie contrapposte si scontrarono in molte aree del mondo, dando luogo a conflitti indiretti, noti come “guerre per procura”, nei quali le due superpotenze supportavano le fazioni opposte in conflitti regionali. Lo fecero, per esempio, i russi in Vietnam e gli americani in Afghanistan, dopo che questo fu invaso dall’URSS nel 1979.

Non tutti i Paesi del mondo, però, aderirono a uno dei due blocchi: nel 1955 fu fondato il Movimento dei non allineati, composto da India, Indonesia, Jugoslavia, quasi tutta l’Africa e vari altri Stati. Nei fatti, però, anche questi Paesi subirono le ingerenze delle due superpotenze.

Durante la Guerra Fredda, entrambe le superpotenze cercarono di espandere la propria influenza globale. Gli Stati Uniti adottarono la politica del “contenimento”, cercando di limitare l’espansione del comunismo e dell’influenza sovietica. L’Unione Sovietica, invece, perseguì una politica di “espansione” per promuovere il socialismo e sostenere i movimenti comunisti in tutto il mondo.

Durante il periodo di tensione vennero prodotte armi nucleari su vasta scala ed entrambe le parti si dotarono di arsenali di questo tipo. Dagli anni ’50, pertanto, la guerra nucleare entrò nell’immaginario collettivo, diventando una preoccupazione diffusa in tutto il mondo. Tra USA e URSS si instaurò un equilibrio del terrore, che garantì che la Guerra Fredda non si trasformasse in uno scontro diretto: entrambi i contendenti sapevano che un conflitto militare sarebbe stato troppo distruttivo per l’intero Pianeta.

Tuttavia, alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, la situazione iniziò a cambiare. Il leader sovietico Michail Gorbačëv avviò una serie di riforme politiche ed economiche conosciute come glasnost (apertura) e perestrojka (ricostruzione), che portarono a una maggiore apertura e alla fine del controllo sovietico su molti paesi dell’Europa orientale. Il sistema sovietico, però, per molti aspetti si era dimostrato arretrato rispetto al suo rivale, in particolare per il tenore di vita dei cittadini e la mancanza di libertà civili. Per questo, nel 1989 gli Stati dell’Europa orientale caddero uno dopo l’altro e nel novembre del 1989 il Muro di Berlino fu abbattuto, aprendo la strada alla riunificazione della Germania. Nel 1991 la stessa URSS si dissolse e le repubbliche che la componevano divennero Stati indipendenti. La Guerra Fredda era così terminata con la vittoria degli Stati Uniti.

i luoghi

La Stasi, acronimo di Ministerium für Staatssicherheit (Ministero della Sicurezza di Stato, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della ex-DDR) fu creata nel febbraio del 1950; il 31 marzo 1990 il Ministero della Sicurezza dello Stato cessò di esistere. Al fine di preservare la memoria dell'attività di oppressione della Stasi, il 7 novembre 1990 fu creato lo Stasimuseum. Il suo principale obiettivo è quindi la testimonianza, la volontà di conservare la memoria di quanto la Stasi abbia generato, delle sue attività, delle sopraffazioni e degli abusi.

facciata del Museo della Stasi

Attualmente il museo è costituito da tre piani. Già al primo è facile intuire cosa significasse vivere in un regime costantemente osservati, controllati e schedati perché le stanze mostrano alcune fra le attrezzature e le tecnologie utilizzate per spiare sospettati e oppositori, come cavi, proiettori a infrarossi, microfoni invisibili, microspie, ricetrasmittenti, barattoli in vetro con brandelli di tessuto per l’identificazione olfattiva dei sospetti e macchine fotografiche mascherate da oggetti di uso quotidiano. Sorveglianza e osservazione, infatti, costituivano i cardini di questo ministero.

galleria interna del Museo della Stasi

Tra le sale, i corridoi espongono slogan e manifesti in cui la Stasi presenta la sua attività, che lasciava largo spazio alla formazione ideologica, indispensabile per infondere un’educazione politica il cui risultato avrebbe dovuto portare ad un’incondizionata fedeltà verso la classe operaia e il partito marxista-leninista. In questo piano, quindi, c’è l’immagine che la Stasi voleva dare di sé e qui emergono anche i rapporti che lo stato della DDR aveva con gli altri paesi del blocco orientale e le sue politiche di cooperazione.

Al secondo piano alcuni arredi originali ripropongono la segreteria, l’ufficio e lo spazio privato dell’ultimo ministro Erich Mielke. Attorno vi sono una mensa, altri uffici dei più stretti collaboratori e una sala conferenze. Questa parte della mostra informa sulla struttura organizzativa della Stasi. Tutti gli aspetti della vita nella Repubblica Democratica Tedesca erano sotto stretto controllo di ben 100.000 impiegati del Ministero della sicurezza di Stato tra dipendenti ed informatori (di cui circa 9000 nella sola Berlino). Immagini e cartelloni spiegano che il personale lavorava in gruppi (Arbeitsgruppen) ognuno dei quali con competenze e mansioni precise, con sezioni (Hauptabteilungen) e sottosezioni (Abteilungen).

Al terzo e ultimo piano si illustra la storia dei movimenti e tentativi di opposizione al regime, ripercorrendo le tappe fondamentali delle contestazioni nella DDR. Qui sono presenti archivi che raccontano tante storie di uomini e donne uccisi, torturati o incarcerati perché sospettati di essere contrari alla rigorosa ideologia cui dovevano conformarsi.

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Facciata museo della Stasi:Stasi-Museum, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Galleria interna del Museo della Stasi: Stasi-Museum, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Il Memoriale del Muro di Berlino (Gedenkstätte Berliner Mauer) è il luogo centrale del ricordo della divisione della Germania e si trova nel centro della capitale. Il monumento venne eretto nel 1998 dalla Repubblica Federale Tedesca e dallo stato federale di Berlino. Sul luogo storico di Bernauer Straße (via della zona settentrionale di Berlino) il memoriale si estende per 1,4 km di lunghezza sull’allora striscia di confine. Il memoriale del Muro di Berlino si estende da tutti e due i lati di Bernauer Straße.

Memoriale del Muro di Berlino

A partire dall’agosto 1961 il sistema di recinzione fu potenziato grazie ad un elaborato apparato di sbarramenti a più livelli, che venne regolarmente modificato e perfezionato fino al 1989. Il Memoriale sulla Bernauer Straße è oggi l‘unico luogo dove si possa ancora vedere una sezione di questo impianto di sicurezza, soprannominato anche “striscia della morte”. Questo efficientissimo complesso di barriere, impianti di allarme e recinti metallici delimitato da due muri paralleli e sorvegliato giorno e notte, rendeva praticamente impossibile la fuga verso l‘Ovest. I poliziotti di confine, i Volkspolizisten, appostati su torrette di controllo, avevano infatti l'ordine di sparare a vista su chiunque tentasse di attraversare il muro.

Nella striscia di confine, originariamente situata a Berlino Est, si può vedere la mostra all’aperto sulla storia della divisione, illustrata a partire dall’esempio di Bernauer Straße. Di questa mostra fanno parte sia il monumento in ricordo della città divisa e delle vittime del dominio comunista basato sulla violenza, sia la Finestra del ricordo. Sulla stessa area si trovano anche la Cappella della riconciliazione e le fondamenta riportate alla luce di un edificio uso abitazione la cui facciata ha costituito il Muro di confine fino all’inizio degli anni Ottanta.

visita al Memoriale del Muro di Berlino del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella (2 Marzo 2015)

In Bernauer Straße lo sbarramento totale del confine tra i settori dal 13 agosto 1961 ha avuto effetti violenti sulla vita quotidiana degli abitanti. Questi ultimi, da un giorno all’altro, non poterono più percorrere le vie abituali e furono separati dai loro vicini, dagli amici e dai parenti. Almeno 136 persone morirono durante l'attraversamento del Muro fra il 1961 e il 1989: alcune di loro furono colpite da colpi di arma da fuoco o ricevettero ferite mortali tentando di scappare. La maggior parte pagò questo atto con la vita, mentre poche fughe furono coronate dal successo. L’esempio più celebre è quello del sottoufficiale diciannovenne Conrad Schumann, il quale, sulla Bernauer Straße all‘angolo con la Ruppiner Straße, approfittando di un momento di distrazione dei suoi colleghi, saltò il filo spinato e fuggì verso l’ovest, venendo immortalato nell’iconica fotografia. Fu il primo uomo in divisa ad evadere dal suo stesso regime e quel gesto divenne simbolo di libertà.

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Memoriale del Muro di Berlino: Tony Webster, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Visita al Memoriale del Muro di Berlino del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella (2 Marzo 2015): Quirinale.it, via Wikimedia Commons

La Germania Est, formalmente Repubblica Democratica tedesca (DDR), era uno stato nel blocco orientale durante il periodo della Guerra Fredda. A Berlino, il Museo della DDR, situato di fronte al Duomo, con la sua formula Geschichte zum Anfassen, “Storia da toccare”, presenta un percorso dedicato alla vita e alla cultura materiale della ex Repubblica Democratica Tedesca. I pezzi dell'epoca provengono prevalentemente da privati e sono presentati in un'esposizione innovativa: all’interno del museo si compiono attività interattive durante le quali il visitatore tocca e scopre con mano gli oggetti dell’epoca. I visitatori, in questo modo, sono invitati ad approfondire le loro conoscenze, a guardare al di là di stereotipi e cliché e a fare un’esperienza diretta con la storia.

ingresso del Museo della DDR

Per esempio, il museo offre la possibilità di sedersi in una Trabant, la mitica utilitaria divenuta oggetto di culto e simbolo del regime a cui, al posto del vetro anteriore, è stato montato un display attraverso il quale è possibile guidarla osservando le strade virtuali della Berlino Est degli anni ’70 in un’esperienza davvero immersiva, o di entrare in un appartamento tipico di 5 locali con allestimenti originali, osservando una cucina con prodotti della Germania dell'Est e guardando da un televisore i programmi dell’epoca sovietica come il tele-cinegiornale Der Augenzeuge, ovvero “Il testimone oculare”. Si possono trovare libri, sveglie, radio, enormi giradischi, prodotti di consumo alimentare come il caffè Mocca-Fix, la Vita-Cola ed i famosissimi cetriolini Spreewald.

La mostra è allestita come fosse un quartiere residenziale di palazzi prefabbricati ed è suddivisa per ambiti tematici, quali economia della scarsità, scuola, cultura giovanile e tempo libero. I documenti e gli oggetti della cultura materiale della RFT sono contenuti in armadi e cassetti che il visitatore può aprire a piacimento. Dal 2010, inoltre, si è aggiunta alla mostra una sezione che riguarda lo Stato e il Partito Socialista (SED) dell’ex Germania Est, in cui il visitatore, sedendosi ad un tavolo multimediale, può ricavare informazioni sull'organizzazione del partito giocando.

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Ingresso del Museo della DDR: Joyofmuseums, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Subito dopo la costruzione del muro di Berlino la RDT edificò, nel 1962, la sala d'accettazione alla stazione di Friedrichstraße che serviva come luogo di controllo per l’espatrio di coloro che lasciavano la Berlino Est per andare nella Berlino ovest.

facciata del Palazzo delle Lacrime

L'accesso al Tränenpalast era consentito solo ai passeggeri che volevano viaggiare con la S-Bahn, con la metropolitana o con la Fernbahn verso Berlino Ovest. La polizia popolare controllava i passaporti e i visti, la dogana controllava i bagagli e infine venivano controllati di nuovo dettagliatamente i passaporti. Dopodiché, i viaggiatori erano autorizzati a passare. Ma ciò significava, nella maggior parte dei casi, lasciare amici e parenti, generalmente in lacrime. Perciò il Tränenpalast è stato chiamato in questo modo.

persone in coda all'entrata del Palazzo delle lacrime

Oggi al Palazzo delle Lacrime è stata allestita un’esposizione permanente Luogo della divisione tedesca che documenta la sua storia. Possiamo trovare: interviste a testimoni contemporanei, biografie e 570 oggetti originali. Dove un tempo venivano effettuati i controlli doganali, ora ci sono valigie aperte con i cimeli dei viaggiatori. La sensazione nello stretto corridoio del controllo passaporti è ancora opprimente. Numerosi cartelli sono stati conservati per mostrare le istruzioni al valico di frontiera.

Lo stile moderno dell'edificio serviva a nascondere la sua funzione reale: al suo interno si trovava la sala d'accettazione severamente controllata dalle truppe di confine. Degli schermi coprivano gli sguardi dei passanti. Anche l'interno dell'infrastruttura è stato studiato: la strada verso Est è luminosa e ampia, mentre il passaggio verso Ovest è buio e una confusione di segnali indica la strada. Le zone per i berlinesi, per i tedeschi da Est e da Ovest e per gli stranieri sono rigorosamente separate. Entrando nell'edificio, si nota subito la grande scalinata che conduce al controllo dogana e passaporti e che è stata conservata nel suo stato originale.

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Facciata del Palazzo delle lacrime: Matthias Süßen, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Persone in coda all'entrata del Palazzo delle lacrime: Bundesarchiv, Bild 183-1990-0403-016 / Franke, Klaus / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE, via Wikimedia Commons

Per decenni, il centro di accoglienza di Marienfelde ha svolto un ruolo importante nella storia della migrazione a Berlino e in Germania. Era il punto di arrivo per i rifugiati e le persone che avevano lasciato la RDT e per le persone reinsediate dall'Europa dell'Est e dall'(ex) Unione Sovietica. Le autorità federali tedesche erano incaricate della loro accoglienza legale, ma lo stato di Berlino gestiva il centro di accoglienza ed era responsabile dell'organizzazione della cura delle persone che vi arrivavano.

persone sedute su delle panchine davanti alla Porta verso la libertà

Il 14 aprile 1953, il presidente della Germania dell’Ovest Theodor Heuss aprì ufficialmente il centro di accoglienza Marienfelde, un campo profughi centrale nella zona di occupazione americana a Berlino Ovest per persone provenienti dalla RDT e da Berlino Est. I tedeschi dell'est che volevano rimanere in Occidente, qui dovevano sottoporsi a una speciale procedura di accoglienza. Le diverse agenzie coinvolte in questo processo erano state precedentemente disperse in tutta la città, ma ora avevano i loro uffici radunati in questa nuova struttura. I profughi venivano ospitati nei quindici blocchi residenziali del centro fino al completamento delle procedure di accoglienza. Coloro che avevano ricevuto i permessi di soggiorno venivano trasferiti in aereo in uno degli stati federali della Germania occidentale; solo una piccola parte fu autorizzata a rimanere a Berlino Ovest. Nel 1953, il numero di immigrati della Germania dell'Est che arrivavano in Occidente aveva superato i 330.000. Negli anni successivi, le persone continuarono a lasciare la RDT, a volte fino a 200.000 all'anno. Quando il 13 agosto 1961 fu costruito il Muro di Berlino, che arrestò bruscamente l'esodo, lo stato della Germania dell'Est aveva già perso quasi tre milioni di abitanti a causa della Germania dell'Ovest.

Le cose si sono calmate a Marienfelde dopo che il confine tra i settori di Berlino è stato sigillato. I pensionati furono praticamente le uniche persone che arrivarono in Occidente dalla RDT dopo. Il governo della DDR permise loro di andarsene perché non contribuivano più all'economia. Nel 1964, le autorità di Berlino Ovest iniziarono ad accogliere persone dall'Europa orientale e dall'Unione Sovietica che, a causa della loro "etnia" tedesca, avevano diritto alla cittadinanza tedesca. Marienfelde divenne il punto di contatto centrale anche per questi cosiddetti “rimpatriati”. Il centro dava loro alloggio provvisorio, cibo e assistenza. La struttura di Berlino Ovest fungeva da centro di elaborazione del governo federale per i tedeschi etnici che si trasferivano in Germania. Era anche un centro di accoglienza statale per persone già registrate nella Germania Ovest che volevano trasferirsi a Berlino. Marienfelde ha ammesso 232 "rimpatriati" nel 1964. Questo numero ha oscillato tra circa 300 e 700 persone negli anni successivi.

La maggior parte dei "tedeschi etnici" che arrivavano a Berlino proveniva dalla Polonia. La base per questo movimento era stata posta nel Trattato di Varsavia firmato dalla Repubblica Federale e dalla Repubblica Popolare di Polonia nel 1970. Dopo ulteriori negoziati, la procedura di emigrazione fu estesa nel 1975. In base a questo accordo più di 800 persone si sono trasferite a Berlino Ovest nel 1976 ; tra il 1977 e il 1980 seguirono altre 1.000 persone all'anno. A metà degli anni '70, questo gruppo costituiva la popolazione più numerosa a Marienfelde, insieme ai tedeschi dell'est in età pensionabile. Durante questo periodo arrivarono a Marienfelde solo pochi rifugiati e prigionieri politici il cui rilascio dalle carceri della RDT era stato pagato dalla Repubblica Federale. Ma l'anno 1975 rappresentò anche un punto di svolta nell'emigrazione dalla RDT. All'inizio di agosto, la RDT firmò l'Atto finale della Conferenza di Helsinki, in cui erano stati codificati i principi dei diritti umani. È stato sulla base di questo accordo che le persone chiesero il diritto di lasciare il paese. All'inizio il numero di emigranti rimase basso: nel 1983, circa 11.300 tedeschi dell'Est arrivarono nella Germania Ovest, di cui quasi 2.300 andarono a Berlino Ovest. Ma il movimento di emigrazione si è evoluto in un problema crescente per la leadership della RDT.

primo piano di Theodor Heuss, presidente della Germania dell'Ovest

I dati raccolti dal Ministero per la Sicurezza dello Stato della RDT hanno mostrato che dall'inizio degli anni '80 il numero di richieste di lasciare il Paese divenne inarrestabile. Per allentare la pressione, la leadership della RDT permise a circa 35.000 richiedenti di partire per l'Occidente nel corso del 1984. Questo, a sua volta, ha portato al sovraffollamento negli alloggi temporanei di Marienfelde. Le persone che arrivavano ora erano giovani, persone in età lavorativa e famiglie. L'afflusso di tedeschi dell'Est verso la Germania Ovest ha cominciato a diminuire in seguito, prima di riprendersi nel 1988. Ha raggiunto il suo apice nel 1989/90, quando sono arrivati circa 344.000 rifugiati e 240.000 emigranti. Anche il numero di rimpatriati di etnia tedesca raggiunse il suo apice in questo periodo, specialmente nel 1990, quando arrivarono quasi 400.000 persone. Per far fronte all'assalto, furono allestiti letti di emergenza nell'ex sala da pranzo e nelle sale riunioni di Marienfelde. Le autorità di accoglienza utilizzarono le tende come uffici e affittarono un altro edificio in una strada vicina chiamata Großbeerenstrasse. Inoltre, vennero allestite 240 strutture abitative provvisorie e alloggi di emergenza nelle palestre di tutta la città.

Credits
Persone sedute su delle panchine davanti alla Porta verso la libertà: Bundesarchiv, B 145 Bild-F005835-0004 / Müller, Simon / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE, via Wikimedia Commons
Primo piano di Theodor Heuss: Bundesarchiv, Bild 146-1983-098-20 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE, via Wikimedia Commons

Torre di guardia della Germania dell'Est Una delle ultime reliquie dell'epoca della RDT si trova in una piccola strada laterale di Potsdamer Platz: la torre di guardia di tipo "BT 6", anche detta “torre di osservazione panoramica”. La notte del 13 agosto 1961 Berlino fu divisa da filo spinato. Quattro giorni dopo iniziò la costruzione del Muro, a partire da semplici lastre e blocchi di cemento. Un piccolo blocco distrettuale divenne rapidamente un valico di frontiera quasi impenetrabile. Le prime torri di guardia erano fatte di legno, e offrivano poca o nessuna protezione. Dal 1966 in poi, le torri sarebbero state costruite con pezzi di cemento, e dotate di una colonna centrale rotonda e un pulpito. Successivamente furono costruiti posti di comando a pianta quadrata, due dei quali sono sopravvissuti.

Il campo di tiro della torre in Potsdamer Platz si estendeva dal Tiergarten verso la Porta di Brandeburgo. Era sempre presidiato da due guardie di frontiera, a cui era stato dato l'ordine di sparare a vista. Faceva parte del punto di appoggio delle truppe di frontiere e del Ministero per la Sicurezza dello Stato. Successivamente, questa torre sarebbe stata utilizzata anche per sorvegliare i terreni della Casa dei Ministeri. La “BT 6” a Potsdamer Platz fu eretta nel 1971. Oltre 200 di queste torri sono state costruite lungo il muro di Berlino: questa è l'ultima del suo genere a sopravvivere. È stata dichiarata monumento protetto nel 2001.

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Torre di guardia della Germania dell'Est: Sir James, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons