La caduta del muro e la firma del Trattato di Pace che aveva sancito la riunificazione delle due Germanie segnarono la fine della Guerra Fredda, che aveva assicurato al mondo quarant’anni di pace. La questione tedesca era finalmente risolta. L’Unione Sovietica ne usciva sconfitta e le contraddizioni interne al sistema politico ed economico versavano in uno stato di profonda crisi. Si tentò un colpo di Stato contro Gorbačëv, ma fallì. Nel dicembre 1991 venne sancita la definitiva dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Il mondo post-1989 non è un mondo in cui le prospettive di conflitto si sono annullate per risolvere le controversie internazionali. Nel mondo post-Guerra Fredda non hanno vinto la libertà, la democrazia e la pace: mutamenti di natura politico-ideologica, culturale, economica, industriale e finanziaria hanno plasmato il nuovo contesto internazionale . La scomparsa dell’Unione Sovietica, e quindi la vittoria degli Stati Uniti, hanno stravolto completamente i rapporti di forza tra gli stati.
Queste le parole di chi ha vissuto la caduta del muro di Berlino
“Io penso che il Muro fosse come uno specchio in cui ci si rifletteva per affermare chi era il più bravo e il più bello. La Germania Ovest lo chiamava “il muro della vergogna” utilizzandolo come pretesto per affermare la propria superiorità sulla Germania Est “.
“Il muro di Berlino è caduto 30 anni fa, ma nella testa delle persone c’è ancora”.
Peter Schneider
RollingStone, 10 novembre 2019
“Berlino è di nuovo Berlino”
Guenter Schabowski
La Porta di Brandeburgo è uno dei monumenti di Berlino più iconici e importanti, simbolo della riunificazione della Germania. Prima della sua costruzione qui si trovava il confine della città. In seguito alla rapida crescita di Berlino venne costruito questo monumento, una porta per i cittadini che permetteva loro di muoversi verso la parte “nuova” della città. La porta si ritrovò quindi nella terra di nessuno, rinchiusa tra Est e Ovest.
La struttura architettonica della porta rimanda fortemente alla classicità, ne sono un esempio le scene della mitologia greca presenti nei bassorilievi. Due anni dopo il suo completamento fu installata in cima una quadriga, che rappresenta Nike, la dea alata della vittoria che simboleggia la riunificazione dei Paesi Bassi.
Interessante è il fatto che Napoleone portò la statua a Parigi nel 1806 come bottino di guerra, ma nel 1814 i prussiani, dopo aver sconfitto l'imperatore francese, la ricollocarono a Berlino.
La Porta di Brandeburgo ha un valore inestimabile in quanto in seguito all’abbattimento delle mura di confine e alla distruzione delle porte, avvenuta nel 1860, fu l’unica rimasta in piedi.
Un altro evento fondamentale che riguarda il celebre monumento si verificò il 30 gennaio del 1933: in occasione dei festeggiamenti nazionalsocialisti per l’ascesa al potere di Hitler, una fiaccolata passò attraverso la porta.
In seguito, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Berlino fu divisa in quattro settori e la Porta di Brandeburgo separò nuovamente la città in due zone: quella britannica e quella sovietica.
Oggi è simbolo di unità, libertà, pace e fratellanza.
Il 22 dicembre 1989, infatti, dopo 28 anni dalla costruzione del muro di Berlino più di centomila persone si radunarono qui per festeggiare la riapertura della porta e la caduta del muro avvenuta soltanto un mese prima, e da allora è diventa emblema dell’Unità tedesca. La parte che si affaccia sulla ex Berlino Ovest presenta una striscia rossa che ricorda il muro che ha suscitato dolore per gli abitanti della città. Il 23 giugno 1996 Papa Giovanni Paolo II tenne un discorso per ricordare gli eventi passati e lanciò un appello di libertà sottolineando il valore storico e simbolico della porta.
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Foto del Reichstag di Jan-Patrick Meyer, via Unsplash
Fotografia ad angolo basso del Reichstag di Johannes Krupinski, via Unsplash
Alexanderplatz in origine era un mercato di bestiame, conosciuto infatti come Ochsenplatz “piazza dei buoi". In seguito, fu denominata Alexanderplatz in onore di una visita dello zar russo Alessandro I il 25 ottobre 1805. Nel tardo XIX secolo, la piazza divenne importante grazie alla costruzione di una stazione e dei mercati generali: Alexanderplatz divenne una delle maggiori zone commerciali della città, e tale rimase fino al 1945, quando i bombardamenti la danneggiarono gravemente. Alexanderplatz è circondata da diversi edifici famosi: il Fernsehturm nonché la Torre della Televisione, l'Hotel Park Inn e l'Orologio del Tempo del mondo. Con le rivoluzioni del 1989 Alexanderplatz diventa il centro di una grande manifestazione contro il regime politico della Repubblica Democratica Tedesca. A seguito della riunificazione tedesca, la piazza è stata gradualmente modificata.
Negli anni Venti del secolo scorso la piazza era “il cuore pulsante di una città cosmopolita”: così la definì Alfred Döblin nel suo celebre romanzo Berlin Alexanderplatz. In tempi ben più recenti, il 4 novembre 1989, una folla di un milione di persone sopraggiunse nella piazza per dare vita alla più grande manifestazione antigovernativa nella storia del Paese: la manifestazione di Alexanderplatz. I manifestanti richiedevano allo Stato il rispetto del 27° e 28° paragrafo della Costituzione della RDT, che garantiva ai cittadini la libertà di parola e la libertà di riunione. Dopo lunghi incontri tra la polizia della RDT e la Stasi, il 26 ottobre era stato ottenuto il permesso di organizzare una manifestazione. Sabato 4 novembre ebbe luogo la manifestazione: in Alexanderplatz, alcuni oratori parlarono da un palcoscenico improvvisato. Tra questi c'erano personaggi del mondo della cultura: scrittori, attori, drammaturghi e teologi.
Lo slogan più comune sugli striscioni era Wir sind das Volk!( Noi siamo il popolo!). Sono stati trovati anche slogan come Bürgerrechte nicht nur auf Papier!( I diritti civili non sono solo sulla carta!) Privilegien für alle!( Privilegi per tutti!).
“I lampioni ancora accesi lasciavano scie oleose sull’asfalto bagnato. Entrammo come ombre fuggenti nei portoni bui e deserti, salimmo di corsa sui tetti. Da lì, dominavamo il viale, da Alexanderplatz sino alla Porta di Brandeburgo. Era un novembre di latte ghiacciato. Il cielo d’acciaio, come spesso a Berlino. L’anno che avremmo poi ricordato, il 1989. L’ordine fu di rimanere in agguato sui tetti dei palazzi, in attesa e in silenzio. Sarebbero presto arrivati, molti, moltissimi, un esercito di invasori, da ogni città, con ogni mezzo, coi treni e gli autobus, in bicicletta e a piedi. Sarebbero presto arrivati in migliaia, innumerevoli, a chiedere libertà”.
(Sotto le mura di Tebe, da una storia vera)
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Torre della TV, di S. Widua
Torre della TV di Christian Lue, via Unsplash
La East Side Gallery simboleggia la divisione della città di Berlino. Il nome si deve al fatto che al tempo della divisione faceva parte della Berlino Est e subito dopo il 1989 il suo lato orientale fu utilizzato come un’ immensa tavolozza. Le pitture della East-Side-Gallery rappresentano il desiderio di pace e libertà.
La “cortina di ferro”, che divideva città e campagne, aveva dimensioni impressionanti. A nord ovest della East Side Gallery si collega ad essa un residuo di muro posteriore degli anni sessanta che risale a prima della costruzione del muro. Il muro preesistente venne poi ampliato con blocchi forati quando divenne muro di confine. In più occasioni il Muro è stato rimosso per permettere il passaggio e la vista sulla Sprea; rimuovere una sezione di Muro è come uccidere un pezzo di memoria storica. Alcuni dipinti sono divenuti famosi, come la Trabant che sfonda il muro, realizzata proprio nel Novembre del 1989 e Il bacio tra Honecker e Brežnev, 1990, dell’artista russo Dmitri Vrubel.
Noir affermò che “Tutti i dipinti sono diventati un simbolo di libertà per Berlino e l’Europa – A differenza di altre parti della città dove la maggior parte del Muro è stato rimosso, questa è un’opportunità unica di preservare la maggiore sezione di quella che fu la ‘striscia di morte’. Se voi la rimuovete distruggerete l’autenticità di questo luogo”. Il muro è un monumento storico unico ed eccezionale che consente di mostrare al mondo di oggi come era divisa Berlino. Un muro divise Berlino in due e, stranamente, questo stesso muro ha unito di nuovo pacificamente Berlino in un atto d’amore, un atto paradossale. Un muro di cemento, prima sinonimo di odio, oggi memoria dei tempi che furono e di una libertà faticosamente conquistata.