primule tra foglie

Flora

Il bosco ha una voce tutta sua, colma di vita, che risuona nel fremito delle foglie, nel richiamo delle ghiandaie, nello scrosciare dei ruscelli. Sussurra a chi vi si avventura: “Questo non è un ufficio, né un museo o una casa, ma, se mi percorrerai, scoprirai la ricchezza, la bellezza e l’accoglienza del mio sottobosco. Gli alberi sono maestri, e da loro imparerai a vedere il mondo con occhi nuovi e capirai che nulla rimane uguale per sempre”.

Questa parte del sito è dedicata alla flora del Bosco del Vaj, che ci ha stupito con la sua imponenza e i suoi colori spettacolari. Buona esplorazione!

L'ECOSISTEMA DEL BOSCO

Prima di iniziare, di che cosa parliamo quando analizziamo un ecosistema?

Un ecosistema comprende l'insieme di interazioni tra clima, caratteristiche geologiche ed esseri viventi che abitano una determinata zona. Al variare di diversi fattori (ad esempio temperatura, quota, precipitazioni o umidità) si sviluppano ecosistemi differenti, che sono in costante evoluzione e vengono per questo motivo definiti “dinamici”. I cambiamenti interni ad un ecosistema possono derivare da eventi di grande portata, come incendi o terremoti, ma anche da modifiche del territorio ad opera dell’uomo. Nello specifico, l'ecosistema del bosco ha un processo di formazione che all'origine presenta un suolo nudo o un'area disturbata, dove è avvenuta ad esempio una frana o un'alluvione, sulla quale giungono i semi di specie pioniere quali la betulla (Betula verrucosa), il nocciolo (Corylus avellana) e il pino silvestre (Pinus silvestris). Queste specie contribuiscono a modificare la composizione chimica del terreno, perché arricchiscono l'humus di sali minerali e sostanze organiche, ombreggiano, trattengono umidità e stabilizzano il suolo, condizionando il microclima del sottobosco e rendendolo ospitale anche per altre specie.

Anche la fauna e i funghi hanno un ruolo importante nella formazione di un ecosistema. Gli animali, con le loro migrazioni, diffondono i semi delle piante di cui si cibano. I funghi, anche se possono trasmettere malattie (come la grafiosi e l'armillaria), instaurano relazioni simbiotiche fondamentali con gli alberi. La presenza del micelio è segno che il bosco è sano; esso contribuisce allo scambio di nutrienti e segnali chimici tra alberi, anche appartenenti a specie diverse; altri funghi hanno la funzione di decomporre i tronchi degli alberi morti: solitamente il loro corpo fruttifero somiglia a una mensola o a un'orecchio.

L'UOMO E I BOSCHI

Prima che l'uomo iniziasse a costruire insediamenti, il bosco rappresentava il suo habitat naturale. Comparso nei periodi interglaciali, l’uomo ha iniziato a modificare l’ambiente attraverso il disboscamento, un processo che è proseguito, in Europa, fino alla fine dell'Impero Romano d'Occidente (V sec. d.C.). In seguito alle invasioni barbariche, però, la popolazione si ritirò in piccoli villaggi, favorendo la ricolonizzazione del territorio da parte delle foreste: il bosco riconquistò ampie aree, diventando una risorsa essenziale per la sopravvivenza.

Con la fine del Medioevo riprese il disboscamento per ottenere terre coltivabili, ma solo a partire dalla seconda metà del Settecento si registrò un incremento significativo di questo fenomeno, con conseguenze tutt'altro che lievi, soprattutto nelle zone collinari. L’assenza delle radici, che stabilizzano il terreno lungo i versanti collinari, rende infatti il suolo più instabile, favorendo dissesti e frane.

L’uomo, tuttavia, non si è limitato a danneggiare l’ambiente, ma ha anche contribuito alla diffusione di alcune specie vegetali. Un esempio è la robinia pseudoacacia (Robinia pseudoacacia L.), comunemente nota come gaggia. Oggi considerata parte integrante dei boschi piemontesi, in realtà proviene dal continente americano. Introdotta in Europa nel Settecento e importata in Italia dalla Francia per abbellire i giardini, la robinia si è rapidamente diffusa grazie alla sua notevole capacità di attecchimento e crescita. Essendo una leguminosa, come il trifoglio (Trifolium) e l’erba medica, arricchisce il suolo fissando l’azoto, un elemento essenziale per la fertilità. Il suo legno è ottimo da ardere, e il suo apparato radicale, particolarmente robusto, le conferisce un’elevata resistenza al dissesto idrogeologico. Proprio per questa ragione, la robinia viene utilizzata in tutto il Piemonte per prevenire le frane, anche a scapito di alcune specie autoctone.

SULLE COLLINE DI CASTAGNETO

Le dolci dorsali delle colline su cui si estende il comune di Castagneto presentano condizioni climatiche diverse in base al versante su cui ci si trova. Grazie a questa particolarità ha avuto origine la splendida biodiversità che possiamo trovare nel Bosco del Vaj.

Verso la piana alluvionale del Po, quindi sul versante settentrionale, sono presenti profondi impluvi nei quali converge la pioggia. È proprio la loro composizione con un’alta presenza di acqua che causa il congelamento del terreno d'inverno e la nebbia nel bosco.

Al contrario il versante Sud, collegato al Monferrato, essendo più esposto, attraversato da pochi corsi d’acqua e caratterizzato da una minore pendenza, presenta un suolo più arido e temperature generalmente maggiori. Durante i periodi interglaciali, ovvero quando si registrò un innalzamento della temperatura che modificò il clima, rendendolo più mite, alcune specie di origine mediterranea fecero la loro comparsa anche nei nostri boschi: per lo più si tratta di arbusti bassi.

A settentrione, viceversa, compaiono le specie relitto il cui habitat prediletto è la montagna, ma che si possono trovare anche a quote inferiori a causa dell’arretramento dei ghiacciai. La coesistenza di più condizioni climatiche determina infatti la varietà della vegetazione, favorendo lo sviluppo di specie che scelgono le nostre colline, anche se solitamente non rappresentano il loro habitat originario. Un caso emblematico è il faggio, che predilige gli ambienti umidi (motivo per cui si trova sui versanti settentrionali) e una ridotta escursione termica. È possibile osservare un monumentale esemplare di questa pianta - il Grande faggio - all'ingresso del Bosco del Vaj, a sinistra del sentiero che sale verso il Bric.

Lo stesso vale per il pino silvestre, che ha origine montana e a causa delle alte temperature e della differente composizione del suolo sta subendo una progressiva rarefazione. È un amante dei terreni sabbiosi e caldi e delle zone ben illuminate, dove le precipitazioni hanno una bassa frequenza. È possibile trovare al di fuori della riserva dei nuclei isolati di pini relitti, mentre sul versante Sud, ormai, si possono contare non più di un paio di esemplari.

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