Le prime testimonianze storiche della piccola comunità di Castagneto risalgono al 1014, quando l'imperatore Enrico II cedette l’antico feudo all’abbazia di San Michele della Chiusa. Il dominio di Castagneto passò poi nelle mani dei vescovi di Ivrea, che nel 1227 conferirono la giurisdizione al marchese Bonifacio di Monferrato. Nel XIV secolo si susseguirono diverse famiglie tra le quali i Savoia-Acaia, i Roero, i Socchi e i Provana.
Tuttavia, il Ducato di Savoia esercitò una crescente influenza sul territorio piemontese, incluso il borgo di Castagneto Po. Questa influenza si radicò gradualmente nei secoli successivi, consolidandosi pienamente con il Trattato di Cherasco del 1631, con il quale Castagneto passò definitivamente ai Savoia.
Oggi, percorrendo le tranquille vie di Castagneto Po, è difficile immaginare che nel XVIII secolo questo luogo sia stato teatro di episodi violenti durante una guerra che mutò il volto dell'Europa: la Guerra di Successione Spagnola (1701-1714). Castagneto Po, parte integrante del Ducato di Savoia, si trovò al centro di questo conflitto più ampio, scatenato dalla contesa per il controllo del territorio sabaudo, considerato strategico negli equilibri di potere europei.
Il piccolo borgo collinare di Castagneto Po, strategicamente situato lungo le vie di comunicazione verso Chivasso e Torino, divenne un obiettivo cruciale nel disegno bellico dell'esercito francese. Fonti locali, come gli atti parrocchiali e le cronache dell'epoca, testimoniano devastazioni: incendi di case, distruzione di raccolti e la fuga degli abitanti. Anche il castello di Castagneto, appartenente alla nobile famiglia dei Valperga, subì gravi danni (sulle rovine di quest’ultimo, nel 1740, il Conte Trabucco fece edificare un nuovo castello dall'architetto Filippo Giovanni Battista Nicolis, conte di Robilant). Come spesso accadeva nei contesti bellici, il territorio di Castagneto Po fu attraversato dalle truppe dei vari contendenti (francesi, spagnole, imperiali e sabaude), con conseguenti requisizioni, pressioni sulla popolazione e alloggiamenti forzati. Lo storico Mario Emilio Capello (La Magnifica Communità di Castagnetto) sottolinea come per i Castagnetesi la guerra fu particolarmente tragica a causa dei danni inferti a un'economia agricola già precaria, aggravati anche dal mantenimento delle truppe di Vittorio Amedeo, che aveva stabilito il suo quartier generale nel paese. Sempre Capello scrive: "Si stima che ogni cittadino di Castagneto abbia sofferto mediamente due annate di reddito come somma dei danni subiti direttamente al proprio patrimonio e in conseguenza dell'aumento della pressione fiscale [...]" (La Magnifica Communità di Castagneto, p. 33).
Il 24 giugno 1705 i francesi iniziarono il primo assedio di Chivasso, attaccando da tre lati con l'artiglieria pesante (-> Gli assedi di Chivasso). La città era ben difesa da bastioni cinquecenteschi e trincee, e a sostegno della guarnigione intervennero le truppe dislocate sulla collina di Castagneto Po. Da lì, le forze sabaude poterono controllare i movimenti francesi e colpire alle spalle l'invasore, rallentando l'avanzata nemica. Nonostante la strenua resistenza, il 29 luglio 1705 Chivasso si arrese, ma la sua resistenza permise a Torino di prendere tempo per organizzare la difesa dall'imminente aggressione francese.
Mentre i francesi attaccavano Torino, nel 1706, posero nuovamente sotto assedio Chivasso (-> Assedio di Chivasso): la cittadina venne conquistata, ma questa sconfitta non compromise l'esito finale del conflitto. Le forze sabaudo-imperiali, guidate da Vittorio Amedeo II e dal principe Eugenio di Savoia, ottennero infatti una vittoria decisiva contro i francesi nell'assedio di Torino nel settembre 1706.
Il successo sabaudo-imperiale e i successivi trattati di pace portarono alla stabilizzazione del Piemonte sotto il dominio dei Savoia, garantendo anche a Castagneto Po un periodo di relativa pace, ma la ripresa non fu facile. Infatti, le testimonianze dei funzionari sabaudi incaricati dell'amministrazione del territorio offrono un quadro desolante della situazione post-bellica, con descrizioni di insediamenti spopolati e difficoltà nel ripristino delle attività economiche e sociali.
Terminata la guerra, diventa fondamentale la definizione dei confini, per la quale vengono incaricati i cosiddetti “mensuratores”, famosi professionisti indipendenti. Con l’aiuto di “catastari” e notai vengono prese le misure del territorio e per la prima volta, nel 1756, vengono stabiliti i confini con i comuni di Chivasso e San Raffaele segnati con dei “termini”, parallelogrammi con ai lati, interrate, due parti di una pietra spaccata a metà, una rivolta a levante verso Chivasso e l’altra a mezzogiorno verso Castagneto e Cimena.
Ad essere delineati non furono soltanto i confini del paese; infatti, era consuetudine che per ogni proprietà venissero annotati con scrupolo il tipo di coltivazione, le case e i confini. Erano zone ben riconoscibili e note agli abitanti, i nomi giunti a noi sono però andati per la maggior parte perduti e i pochi rimasti presentano delle trasformazioni. Si tratta di un lascito culturale e linguistico che con il tempo è sempre più difficile tramandare.
Definendo il periodo del XVIII e XIX secolo, Capello afferma: “Per la Comunità castagnetese sono stati anni particolarmente intensi: si rinsaldano i rapporti tra cittadini e Comune, tra Comune e Parrocchia, si costruiscono e si riparano strade, si realizza la piazza della Rubatera (Piazza Rovere), si avvia faticosamente la scuola elementare. Sono gli anni della solidarietà che si realizza attraverso la creazione di società di mutuo soccorso. Nasce la Banda Musicale, che raggiunge in pochi anni la notorietà e diventa una delle maggiori formazioni musicali tra i paesi della collina” (La Magnifica Communità di Castagnetto, p. 15). In questi secoli, dunque, si assiste alla riorganizzazione della Comunità di Castagneto.
Cento anni dopo, Castagneto vede alcuni cambiamenti nella sua economia. Dal punto di vista agricolo l’insalata diventa il prodotto tipico, così come le ciliegie e la frutta. Alcune attività, invece, scompaiono, come la lavorazione del baco da seta e della canapa. Aumentano i traffici verso il mercato di Chivasso che, per favorire il flusso di prodotti dalla collina, offre agli abitanti di Castagneto un abbonamento annuale di 60 lire che consente anche il traghetto sul fiume Po così da esentarli dal pagamento del dazio giornaliero.
Per quanto riguarda la toponomastica, il nome "Castagneto" trae origine dalla voce latina castanea, "castagna", da cui, mediante l’aggiunta del suffisso -etum, deriva castanetum, con il significato di "luogo dove i castagni crescono in abbondanza". A partire da Castagnetus del 1143, Castannetus del 1184, Castanetus del 1185, si è giunti al nome attuale solo nel 1913 con il Regio Decreto 682, con il quale il comune fu autorizzato a cambiare il nome in Castagneto Po.
Nel 1703 le truppe francesi penetrarono profondamente in Piemonte. Il maresciallo francese Vendôme avanzò verso Torino, ma prima conquistò Vercelli, Ivrea e Verrua. Sulla sua strada restava un solo ostacolo: Chivasso, ultima sentinella prima della capitale sabauda. Nel 1705 si svolse il primo assedio. I francesi attaccarono da tre lati — da nord-ovest fino a est — mentre la città si trincerò dietro le antiche mura del castello cinquecentesco e le linee difensive sulla collina di Castagneto Po, dove si stabilì il duca Vittorio Amedeo II. Tracce dell'antica linea forticata sono ancora riconoscibili sul sentiero Berruti che collega Chivasso a Castagneto Po (-> Percorsi, Sentiero Berruti). La resistenza fu feroce. Per oltre un mese, Chivasso subì continui bombardamenti. I francesi entrarono tra le macerie: il duomo era crollato, la guglia del campanile era stata abbattuta, le case erano in rovina, la popolazione si trovava allo stremo.
Eppure quella tragica caduta non fu inutile. Il coraggio dei chivassesi – affiancati dai vicini di Castagneto Po – riuscì a rallentare l'avanzata francese, regalando a Torino il tempo prezioso per fortificarsi e prepararsi alla tempesta finale francese. Arrivò così la svolta del 1706. Mentre il generale francese de La Feuillade stringeva su Torino, un altro contingente tornò ad assediare Chivasso per la seconda volta. L’intento dei francesi era impedire i rifornimenti a Torino e distrarre le forze sabaude.
Entrambi gli assedi sia quello di Chivasso sia quello di Torino furono devastanti, ma il 7 settembre 1706, le truppe imperiali attraversarono le Alpi e giunsero a liberare le città. La battaglia culminò con una schiacciante sconfitta francese: l’assedio fu spezzato e il Piemonte salvato. Fu l’inizio del tracollo della presenza francese in Italia.
Le seguenti foto storiche sono tratte da: Mario Emilio Capello, La magnifica Communità di Castagnetto. Storia del Paese attraverso i documenti dell'Archivio Storico Comunale 1700-1800., Castagneto Po, 2005.